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n.5
settembre/ottobre 2014

 

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Vita religiosa e famiglia

 
di
FERNANDA BARBIERO

 

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Quale rapporto tra famiglia e vita religiosa? È ormai chiaro per tutti che matrimonio e vita consacrata nella verginità si comprendono nell'ottica della reciprocità. Matrimonio e verginità sono ambedue una concretizzazione della verità più profonda dell'uomo, del suo essere a immagine di Dio. Sono i due modi di esprimere e di vivere l'unico mistero di alleanza di Dio con il popolo. Entrambi sono un percorso di apprendimento dell'Amore. Entrambi sono espressione della relazionalità, del vivere "per" della persona in quanto tale. Non sono perciò in contrapposizione tra loro, piuttosto sono due doni diversi che convergono nell'esprimere l'identico mistero sponsale dell'unione feconda e salvifica di Cristo con la Chiesa.

Ambedue esprimono e acquistano valore e significato dal paradigma della vita come vocazione all'amore. Se è vero che la vita religiosa può essere fonte di ispirazione per la pastorale familiare, è anche vero che la famiglia può incidere sulla vita religiosa in modo che essa possa rispondere, con rinnovata vitalità, alle esigenze di una nuova pastorale familiare. I termini stessi "rimandano a due realtà che implicano una reciprocità non solo rispetto a una nuova pastorale familiare ma anche rispetto all'urgente necessità di un rinnovamento della vita religiosa.

Per parte sua la vita religiosa in quanto dice l'assoluto di Gesù Cristo e del suo Regno tiene viva nella Chiesa la coscienza del mistero del matrimonio e lo difende da ogni riduzione e da ogni impoverimento. L'esistenza di persone vergini per il Regno ricorda continuamente a chi è sposato nel Signore che il suo matrimonio continua a rimanere grande e si qualifica come evento di salvezza "perché e se" rimane relativo al Regno e alla  sequela di Cristo.

Allo stesso modo chi vive nella verginità per il Regno riceve dal confronto con la vocazione matrimoniale e dalla testimonianza che da essa deriva la concretezza e la visibilità all'impegno di donazione che nella situazione della persona vergine accentua l'universalità.

Il matrimonio preserva la verginità da possibili evasioni spiritualistiche, dal moralismo, dal ritualismo, dai voli pindarici che la disincarnano e ne dileguano lo spessore. Nel matrimonio si apprende l'arte di un singolo "tu" e grazie a questo amore privilegiato allargare il proprio cuore a tutti a misura di Dio. Entrambe le strade sono un percorso e un apprendimento all'amore. Ambedue, matrimonio e verginità sono l'uno per l'altra "salvezza" dal male della solitudine e dell'egoismo carnale, ma anche spirituale. Il Direttorio di Pastorale familiare ricorda che "Si deve dire che la stima della verginità per il regno e il senso cristiano del matrimonio sono inseparabile e si favoriscono reciprocamente. Ne deriva che un'autentica pastorale familiare deve promuovere nella comunità cristiana una stima grande e continua per la verginità e aiuta le famiglie ad attingere dall'incontro con chi dedica al regno tutta la sua esistenza quel supplemento di linfa vitale che permette di vivere con gioia piena la vocazione matrimoniale".

Papa Francesco mette concretamente a fuoco l'obiettivo dicendo "Tra i luoghi in cui la vostra presenza mi sembra maggiormente necessaria e significativa – e rispetto ai quali un eccesso di prudenza condannerebbe all'irrilevanza – c'è innanzitutto la famiglia.

Oggi la comunità domestica è fortemente penalizzata da una cultura che privilegia i diritti individuali e trasmette una logica del provvisorio. Fatevi voce convinta di quella che è la prima cellula di ogni società. Testimoniatene la centralità e la bellezza. Promuovete la vita del concepito come quella dell'anziano. Sostenete i genitori nel difficile ed entusiasmante cammino

educativo. E non trascurate di chinarvi con la compassione del samaritano su chi è ferito negli affetti e vede compromesso il proprio progetto di vita". (Papa Francesco alla 66.ma Assemblea Generale CEI)

È viva ancora la voce a Giovanni Paolo II quando esortava in maniera pressante i responsabili degli Istituti di vita consacrata "a voler considerare – sempre nel sostanziale rispetto del carisma proprio ed originario – l'apostolato rivolto alle famiglie come uno dei compiti prioritari, resi più urgenti dall'odierno stato di cose".

Accompagnare le famiglie in un cammino spirituale al quale oggi molte coppie si stanno aprendo con una sorprendente sete di radicalità e con una costanza che fa bene sperare per il futuro apre un orizzonte nel quale è possibile crescere insieme – sposi, religiosi – nella consapevolezza di condividere una comune radice di amore nelle due vocazioni (al matrimonio

o alla verginità per il Regno) e di trarre grande vantaggio dal dialogo e dal sostegno vicendevole.

Ambedue, matrimonio e verginità sono destinati al servizio della comunione. Questa può realizzarsi pienamente solo nella reciprocità delle diverse vocazioni ecclesiali, le quali, proprio per questo, non possono essere comprese isolatamente, ma sono da considerarsi secondo una categoria biblica fondamentale nella storia della Rivelazione: quella della sponsalità fra Cristo e la Chiesa. Le radici poi della sponsalità si allungano nell'alleanza fra Dio e il suo popolo Israele. In questa prospettiva la reciprocità fra gli stati di vita non è un corollario della vita morale, ma un elemento essenziale dell'ecclesiologia per cui vi rientra a pieno titolo e ne diviene elemento essenziale nella missione pastorale della Chiesa. Le ragioni teologiche della reciprocità sono oggi un dato acquisito e condiviso, ma c'è stato un lungo e faticoso cammino che ha portato la Chiesa a comporre il rapporto dentro una visione più teologica. Molto ha contribuito la rielaborazione della teologia contemporanea alla luce del personalismo, della riflessione conciliare e del decisivo contributo del magistero di Giovanni Paolo II, che ha offerto nuovi spunti per una comprensione profonda dal punto di vista antropo-teologico, del rapporto tra verginità e matrimonio. (Cf ad es. Familiaris Consortio, n. 16 in cui si afferma che "il matrimonio e la verginità sono i due modi dell'alleanza di Dio con il suo popolo").

Il matrimonio e la verginità come scelta cristiana di vita, sono espressione della Chiesa. Ed è sul piano della fisionomia della vita della Chiesa che va intesa la loro reciprocità

"La chiesa non potrebbe essere ciò che è, se non avesse al suo interno queste due forme di vita che testimoniano il suo radicamento sacramentale nella storia e nel tempo, ma ne rivelano anche la sua "derivazione da" e la sua "destinazione a" una realtà soprannaturale che ha la sua ragione d'essere solo nel progetto eterno di Dio" (Cf A. TRIACCA, Verginità cristiana e matrimonio cristiano. Ragguaglio, Orientamenti, Prospettive, in AA.VV., Il celibato per il regno, Ancora, Milano 1977, 82 – 91).

La composizione armoniosa del rapporto sposi – religiosi, può avvenire solo alla luce di una buona ecclesiologia che tenga fermi e sviluppi i punti essenziali dell'ecclesiologia conciliare. Famiglia e vita religiosa sono due percorsi intersecanti dell'unica realtà ecclesiale. Questo fatto, oltre a dare il giusto risalto ecclesiale a entrambi gli stati di vita, implica reciproco riconoscimento e necessita uno scambio continuo perché l'uno stato trovi nel confronto con l'altro una indispensabile chiave interpretativa del proprio essere.

L'ecclesiologia di comunione trova una sua specifica applicazione proprio nella nuova e originale reciprocità tra matrimonio e verginità. Questa reciprocità va posta in riferimento alle condizioni di vita degli sposi e dei vergini che non esistono in astratto, ma sempre dentro una vita familiare e in riferimento a una vita consacrata.

Chiediamoci allora anzitutto: è realistico abbinare vita religiosa e pastorale familiare? La pastorale familiare è una sfida da giocare per i religiosi? I consacrati e le famiglie hanno davvero bisogno gli uni degli altri? Non intendo orientare la riflessione a fornire dei suggerimenti per l'interazione tra la pastorale familiare e la vita religiosa. Non è questo l'obiettivo perché se così fosse si rischierebbe di proporre qualche buon consiglio organizzativo e di valore limitato e di grande debolezza. Oggi è evidente il desiderio di ottimizzare il rapporto tra i diversi carismi, di pari passo con la consapevolezza che il matrimonio e la verginità consacrata sono due voci per un unico canto in attesa del Regno: "Due parabole dell'unico amore". L'obiettivo di tale rapporto non è da leggere in chiave funzionale, ma di prospettiva. Non solo leggere il passato, ma trovare delle strade nuove verso il futuro. Ho l'impressione che sia arrivato il momento di avviare la vita religiosa non meno della pastorale familiare su una strada nuova.

"Quando tu cammini, non sai dove la strada ti porta, ma ti porta sicuramente lontano; non sei sempre a progettare dove vuoi arrivare, spesso non sai in quale direzione la strada si snoda. Occorre avere una meta, ma non conosci la varietà dei percorsi. Allora si pone il problema della fedeltà alla strada: è importante rimanere sulla strada sapendo che c'è qualcun Altro che accompagna, che conosce meglio di noi dove vuole condurci. È tempo di rimetterci lo zaino in spalla e di ripartire puntando dritti sulla meta in una esperienza di Chiesa che ci fa scoprire la bellezza della relazione, dell'incontro, della comunione e del servizio" (Relazione conclusiva di S. NICOLLI, Convegno di Acireale).

Benedetto XVI con l'enciclica "Deus caritas est" ha posto in circolarità l'eros e l'agape: non c'è l'eros che viaggia su un binario e l'agape su un altro, ma tutti due sono strettamente correlati. L'eros non appartiene solo alle coppie e l'agape solo ai religiosi. "l'eros e l'agape" ci appartengono entrambe, sia che siamo consacrati che sposati. Tutti siamo chiamati ad essere esperti dell'amore in qualunque situazione ci si trovi. Siamo chiamati quindi a rivisitare la nostra capacità di amare perche il nostro fine di battezzati è quello di conoscere Dio-amore.

Ma è anche vero che la santità dei coniugi è una costante sollecitazione rivolta alla vita consacrata ad attuare in pienezza la propria vocazione verginale. Matrimonio-sacramento, allora, non ha da temere di vedere sminuita la sua preziosità dalla esaltazione della verginità, né la verginità può vedere offuscata la sua "unicità" dalla valorizzazione del matrimonio- sacramento. Anzi, il contrario: ciascuna di queste chiamate - destinate ad integrarsi perché provenienti dallo stesso Spirito - si avvantaggia e gioisce nel vedere l'altra lodata per la sua bellezza.

A conclusione ci aiutano le parole di un anonimo canonico dell'XI secolo.

"Ama nell'altro ciò che tu stesso non hai, affinché l'altro possa amare in te ciò che egli non ha, perché il bene compiuto dall'uno sia anche bene dell'altro, e siano uniti nell'amore coloro che sono divisi dall'occupazioni […]. Se ti avviene di non poter raggiungere ciò che un altro possiede, è amando che lo possiederai" (Libellus de diversiis Ordinibus et Professionibus qui sunt in Ecclesia, edited by G. CONSTABLE and B. SMITH, Oxford 1972, pp. 14-16).

Il presente volume di Consacrazione e Servizio apre l'orizzonte della vita religiosa sulla realtà del matrimonio e della famiglia. Autorevoli firme accompagnano una interessante riflessione che si colloca in attenta e intelligente considerazione del Sinodo straordinario dell'ottobre 2014 e il Sinodo generale del 2015. L'USMI pertanto offre, in modo comunicativo ed efficace, il suo contributo.

Le pagine che seguono aprono un percorso originale che si espande su alcune delle molteplici questioni della famiglia, con le sue sfide inedite e le grandi risorse. Il vangelo sulla famiglia è la buona novella dell'amore divino che va proclamata a quanti vivono questa fondamentale esperienza umana personale, di coppia e di comunione aperta al dono dei figli, che è la comunità familiare.


Fernanda Barbiero smsd
Docente di Teologia - PUU

Via R. Conforti, 25 - 00166 Roma
fernandabarbiero@smsd.it

 

 

 
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