n. 12
dicembre 2010

 

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Il sentiero dell'interiorità

di MARIAMARCELLINA PEDICO

 

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Benedetto XVI, nella lettera del 10 marzo 2009 rivolta ai vescovi cattolici, constatava con dolore che "la fede rischia di spegnersi, come una fiamma quando non trova più nutrimento". E aggiungeva: "Il vero problema, in questo nostro momento della storia, è che Dio scompare dall’orizzonte degli uomini e, con lo spegnersi della sua luce, l’umanità viene colta dalla mancanza di orientamento, i cui effetti distruttivi ci si manifestano sempre di più".

A nessuno sfugge che il diminuire della fede ha cause molto diverse. Si può tuttavia affermare che la causa primordiale (o quantomeno il virus che le infetta tutte) è il trascurare la vita interiore, paragonata dagli antichi a un giardino segreto, nascosto al viavai, chiuso ai rumori, dove sbocciano i fiori più profumati e rigogliosi non appena il padrone se ne prenda cura.

Quando si parla di vita interiore o spirituale, si corre spesso il rischio di ritenere che si tratti di una dimensione separata, se non addirittura contrapposta alla "realtà esteriore". Al nostro sguardo si presentano esempi di persone che vivono e puntano tutto sull’esteriorità, sull’apparire, sul fare colpo, dedite con vigore frenetico all’attivismo. Ma emergono anche persone che coltivano la dimensione della vita interiore, la quale invece non appare, non è esibita, non sembra interessare a certe logiche del nostro mondo; eppure, se abbiamo la possibilità del confronto, ne rimaniamo colpiti e affascinati, sentiamo che le loro parole si alimentano altrove, in profondità.

La fede ci porta a fare un’esperienza reale di Dio, ci immette nella vita spirituale, che è la vita guidata dallo Spirito Santo. E vivere secondo lo Spirito dispone ad accogliere la "luce dall’alto", ad aver la capacità di guardare il mondo con occhi nuovi, con l’animo e lo sguardo aperti a cogliere i germi di verità e di bene nascosti tra le pieghe della "storia". Al riguardo la Christifidelis laici afferma: "La vita secondo lo Spirito suscita ed esige la sequela e l’imitazione di Gesù Cristo, nell’accoglienza delle sue beatitudini, nell’ascolto e nella meditazione della parola di Dio, nella consapevole e attiva partecipazione alla vita liturgica e sacramentale della Chiesa, nella preghiera individuale, familiare e comunitaria, nella fame e sete di giustizia, nella pratica del comandamento dell’amore in tutte le circostanze della vita e nel servizio ai fratelli, specialmente se piccoli, poveri e sofferenti" (CfL 16).

Di certo il nostro tempo ci mette di fronte all’esigenza, più o meno consapevole, di spazi dedicati all’interiorità. Ma che cos’è l’interiorità?Stando alla terminologia, interiorità è un termine squisitamente agostinian oche rimanda alla filosofia latino-cristiana. L’interiorità è ciò che sta dentro di me, più internamente di quanto non sia io stesso dentro rispetto a me. Essa suggerisce l’idea di uno spazio, di un luogo a cui normalmente io non pervengo, come pure presuppone la presenza dentro di me di qualche altro da me.

André Louf († 2010), uno dei più autorevoli maestri spirituali delnostro tempo, ha scritto: "Esiste in noi un luogo segreto, un vero e proprio oratorio, nel quale la preghiera non si interrompe mai. Dio in esso ci interpella continuamente, e noi in quel luogo sperimentiamo di essere legati a lui, in profondo contatto con lui. Nel medioevo latino questo luogo veniva chiamato la domus interior, la "casa interiore", o il templum interius, il "tempio interiore"".

Il sentiero verso l’interiorità viene indicato dagli studiosi con l’espressione "ritorna al tuo cuore". Ma questo cuore, questo essere interiore, di cui ignoriamo o trascuriamo troppo spesso l’esistenza, che cosa è? È la parte più profonda di noi: pensieri, sentimenti, avvenimenti sedimentati, desideri, atteggiamenti difensivi, aspetti emozionali e istintivi. Quando arriviamo a scoprire attraverso la preghiera la nostra identità più profonda, allora scopriamo in essa il Dio vivente. Questo richiede l’umiltà, che non è una nostra conquista ma un dono, da accettare con animo riconoscente. Dice sant’Agostino: "L’umiltà è pressoché l’unica disciplina cristiana ". E Giovanni Cassiano aggiunge che è "la maestra di tutte le virtù", eper evitare all’ascoltatore inutili rischi ed illusioni, continua: "Essa è il dono proprio e magnifico del Salvatore". L’umiltà è una parola spesso mal compresa, ma realtà indispensabile. San Paolo, riferendosi a Gesù, nella lettera ai Filippesi scrive: "Egli si è abbassato, per questo è stato innalzato". E Gesù stesso confermerà: "Chi si abbassa, sarà innalzato" (Mt 23,12). Si tratta, dunque, al dire di Cassiano, di percepire in ogni azione la nostra debolezza e, allo stesso tempo, l’aiuto di Dio che ci accompagna.

L’interiorità non è fine a se stessa, ma dischiude realtà indispensabili al vivere. È strumento per preservare un tesoro: Dio in noi. È la condizione per scoprire le ispirazioni dello Spirito Santo, maestro interiore, che conduce alla verità tutta intera: quella, per intenderci, su Dio, sull’uomo e sul senso del nostro cammino.

Se uno si pone l’obiettivo della custodia del cuore, ritorna volentieri al suo giardino segreto, alla sua cella e alimenta quella conversazione interiore che è l’unione con Dio. Il cristianesimo, infatti, è anzitutto l’incontro con una persona: Cristo, il Figlio di Dio. Nel dialogo cuore a cuore con Cristo si conosce il senso dell’esistere e che cosa siamo chiamati a fare, si impara a distinguere il bene dal male e a scoprire la via della felicità. Nella vita interiore si stabilisce una comunicazione profonda tra me e Cristo, sono condotta a scoprire la presenza di Dio nel mondo e nella mia storia. L’interiorità, quale tesoro segreto, consente tutte le acquisizioni: il contatto gratuito con Dio, la percezione della propria identità, la decisione di migliorarsi, la preoccupazione per il mondo, l’invocazione a chi può soccorrerci e impedirci di precipitare nel caos.

Proviamo a guardarci dentro, e avremo una nozione della nostra piccolezza e vanità e della superficialità di tanti nostri pensieri, agitazioni e preoccupazioni. Il guardare su noi stessi, giungere alle radici del nostro essere, attraverso i sentieri paludosi di atteggiamenti formali e di apparenze da salvare, porta a percepire colui alla cui immagine e somiglianza siamo stati creati, colui che in noi aspetta di essere scoperto per crescere.

Il non conoscere il nostro cuore, il nostro essere interiore, il nostro io profondo conduce ad una vita essenzialmente esteriore, ci identifica con i successi, con ciò che possediamo, con l’aspetto fisico o psicologico, con nozioni ed erudizione. Soltanto per mezzo dello Spirito Santo arriviamo alla consapevolezza del nostro essere interiore. Per molti, questo essere profondo si è addormentato, o non si è mai svegliato, "sonnecchia", direbbe san Bernardo. Lo Spirito vuole e può svegliarlo in noi e renderci manifesta la bellezza che deriva dall’essere immagine e somiglianza di Dio.

Amiche lettrici e cari lettori, l’ultimo numero del 2010 di Consacrazione e Servizio che avete tra mano si apre con la consueta rubrica: "Figlie della promessa", affidata al biblista Tiziano Lorenzin, in sintonia con il tema annuale indicato dalla Presidenza Usmi. Le antiche promesse fatte ad Abramo si stanno per realizzare. Il Messia atteso, il nuovo Isacco, che lo hanno fatto ridere di gioia, nascerà da Maria sposata ad un uomo discendente di Davide.

"Anno Sacerdotale" e "Orizzonti". Nella prima rubrica Paola Bignardi intervista padre Ugo Sartorio, francescano conventuale, acuto osservatore - attraverso la rivista mensile Il Messaggero di S. Antonio - della realtà delle persone del nostro tempo. La seconda rubrica arricchisce il numero con due contributi. Il primo, dovuto a me sottoscritta, direttrice della rivista, indugia su un tema di particolare interesse e poco preso in considerazione: la presenza costante della Vergine Maria nella vita del card. Newman, beatificato il 19 settembre 2010 da Benedetto XVI. Il secondo contributo di Ugo Sartorio presenta i rischi e le urgenze sulla questione educativa attraverso l’analisi di sei espressioni.

Una parola particolare per il "Dossier". Sotto il titolo simbolico: "Il giardino segreto", specificato nel sottotitolo: "Per coltivare la vita interiore", sono raccolti cinque studi. Il primo intende richiamare che per un’autentica vita cristiana è necessario incontrare Dio nel segreto del cuore (Abbadessa Anna Maria Canopi). Il secondo mira a far emergere le colonne su cui costruire la dimora della coscienza (Anna Bissi). Il terzo indugia su un’attenta lettura del cuore e fa vedere cosa vi si nasconde(Aldo Basso). Il quarto articolo intende dimostrare come sia possibile una rilettura profonda dei significati del classico racconto biblico delle "dieci piaghe" d’Egitto (Francesco Geremia). Il quinto articolo fa capire che la rassicurante presenza di Dio in tutte le vicende aggrovigliate della vita è una presenza amica, che accompagna, assiste, condivide i nostri passi.

Oltre alle consuete esplorazioni sui film (Teresa Braccio) e le segnalazioni di libri (Rita Bonfrate), un accenno va alla rubrica: "Facce di preti ", affidata alla teologa Cettina Militello, che rilegge in maniera critica il saggio Preti del noto psichiatra Vittorino Andreoli.

A tutti e a ciascuno l’augurio di buona lettura.

Maria Marcellina Pedico
Serve di Maria Riparatrici
Via Monte Velino, 30 - 00141 ROMA
m.pedico@smr.it