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Benedetto
XVI, nella lettera del 10 marzo 2009 rivolta ai vescovi cattolici, constatava
con dolore che "la fede rischia di spegnersi, come una fiamma quando non trova
più nutrimento". E aggiungeva: "Il vero problema, in questo nostro momento della
storia, è che Dio scompare dall’orizzonte degli uomini e, con lo spegnersi della
sua luce, l’umanità viene colta dalla mancanza di orientamento, i cui effetti
distruttivi ci si manifestano sempre di più".
A nessuno sfugge che il diminuire della fede ha cause molto
diverse. Si può tuttavia affermare che la causa primordiale (o quantomeno il
virus che le infetta tutte) è il trascurare la vita interiore, paragonata dagli
antichi a un giardino segreto, nascosto al viavai, chiuso ai rumori, dove
sbocciano i fiori più profumati e rigogliosi non appena il padrone se ne prenda
cura.
Quando si parla di vita interiore o spirituale, si corre
spesso il rischio di ritenere che si tratti di una dimensione separata, se non
addirittura contrapposta alla "realtà esteriore". Al nostro sguardo si
presentano esempi di persone che vivono e puntano tutto sull’esteriorità,
sull’apparire, sul fare colpo, dedite con vigore frenetico all’attivismo. Ma
emergono anche persone che coltivano la dimensione della vita interiore, la
quale invece non appare, non è esibita, non sembra interessare a certe logiche
del nostro mondo; eppure, se abbiamo la possibilità del confronto, ne rimaniamo
colpiti e affascinati, sentiamo che le loro parole si alimentano altrove, in
profondità.
La fede ci porta a fare un’esperienza reale di Dio, ci
immette nella vita spirituale, che è la vita guidata dallo Spirito Santo. E
vivere secondo lo Spirito dispone ad accogliere la "luce dall’alto", ad aver la
capacità di guardare il mondo con occhi nuovi, con l’animo e lo sguardo aperti a
cogliere i germi di verità e di bene nascosti tra le pieghe della "storia". Al
riguardo la Christifidelis laici
afferma: "La vita secondo lo Spirito suscita ed esige la sequela e l’imitazione
di Gesù Cristo, nell’accoglienza delle sue beatitudini, nell’ascolto e nella
meditazione della parola di Dio, nella consapevole e attiva partecipazione alla
vita liturgica e sacramentale della Chiesa, nella preghiera individuale,
familiare e comunitaria, nella fame e sete di giustizia, nella pratica del
comandamento dell’amore in tutte le circostanze della vita e nel servizio ai
fratelli, specialmente se piccoli, poveri e sofferenti" (CfL 16).
Di certo il nostro tempo ci mette di fronte all’esigenza, più
o meno consapevole, di spazi dedicati all’interiorità. Ma che cos’è
l’interiorità?Stando alla terminologia, interiorità è un termine squisitamente
agostinian oche rimanda alla filosofia latino-cristiana. L’interiorità è ciò che
sta dentro di me, più internamente di quanto non sia io stesso dentro rispetto a
me. Essa suggerisce l’idea di uno spazio, di un luogo a cui normalmente io non
pervengo, come pure presuppone la presenza dentro di me di qualche altro da me.
André Louf († 2010), uno dei più autorevoli maestri
spirituali delnostro tempo, ha scritto: "Esiste in noi un luogo segreto, un vero
e proprio oratorio, nel quale la preghiera non si interrompe mai. Dio in esso ci
interpella continuamente, e noi in quel luogo sperimentiamo di essere legati a
lui, in profondo contatto con lui. Nel medioevo latino questo luogo veniva
chiamato la domus interior, la "casa interiore", o il templum
interius, il "tempio interiore"".
Il sentiero verso l’interiorità viene indicato dagli studiosi
con l’espressione "ritorna al tuo cuore". Ma questo cuore, questo essere
interiore, di cui ignoriamo o trascuriamo troppo spesso l’esistenza, che cosa è?
È la parte più profonda di noi: pensieri, sentimenti, avvenimenti sedimentati,
desideri, atteggiamenti difensivi, aspetti emozionali e istintivi. Quando
arriviamo a scoprire attraverso la preghiera la nostra identità più profonda,
allora scopriamo in essa il Dio vivente. Questo richiede l’umiltà, che non è una
nostra conquista ma un dono, da accettare con animo riconoscente. Dice sant’Agostino:
"L’umiltà è pressoché l’unica disciplina cristiana ". E Giovanni Cassiano
aggiunge che è "la maestra di tutte le virtù", eper evitare all’ascoltatore
inutili rischi ed illusioni, continua: "Essa è il dono proprio e magnifico del
Salvatore". L’umiltà è una parola spesso mal compresa, ma realtà indispensabile.
San Paolo, riferendosi a Gesù, nella lettera ai Filippesi scrive: "Egli si è
abbassato, per questo è stato innalzato". E Gesù stesso confermerà: "Chi si
abbassa, sarà innalzato" (Mt 23,12). Si tratta, dunque, al dire di Cassiano, di
percepire in ogni azione la nostra debolezza e, allo stesso tempo, l’aiuto di
Dio che ci accompagna.
L’interiorità non è fine a se stessa, ma dischiude realtà
indispensabili al vivere. È strumento per preservare un tesoro: Dio in noi. È la
condizione per scoprire le ispirazioni dello Spirito Santo, maestro interiore,
che conduce alla verità tutta intera: quella, per intenderci, su Dio, sull’uomo
e sul senso del nostro cammino.
Se uno si pone l’obiettivo della custodia del cuore, ritorna
volentieri al suo giardino segreto, alla sua cella e alimenta quella
conversazione interiore che è l’unione con Dio. Il cristianesimo, infatti, è
anzitutto l’incontro con una persona: Cristo, il Figlio di Dio. Nel dialogo
cuore a cuore con Cristo si conosce il senso dell’esistere e che cosa siamo
chiamati a fare, si impara a distinguere il bene dal male e a scoprire la via
della felicità. Nella vita interiore si stabilisce una comunicazione profonda
tra me e Cristo, sono condotta a scoprire la presenza di Dio nel mondo e nella
mia storia. L’interiorità, quale tesoro segreto, consente tutte le acquisizioni:
il contatto gratuito con Dio, la percezione della propria identità, la decisione
di migliorarsi, la preoccupazione per il mondo, l’invocazione a chi può
soccorrerci e impedirci di precipitare nel caos.
Proviamo a guardarci dentro, e avremo una nozione della
nostra piccolezza e vanità e della superficialità di tanti nostri pensieri,
agitazioni e preoccupazioni. Il guardare su noi stessi, giungere alle radici del
nostro essere, attraverso i sentieri paludosi di atteggiamenti formali e di
apparenze da salvare, porta a percepire colui alla cui immagine e somiglianza
siamo stati creati, colui che in noi aspetta di essere scoperto per crescere.
Il non conoscere il nostro cuore, il nostro essere interiore,
il nostro io profondo conduce ad una vita essenzialmente esteriore, ci
identifica con i successi, con ciò che possediamo, con l’aspetto fisico o
psicologico, con nozioni ed erudizione. Soltanto per mezzo dello Spirito Santo
arriviamo alla consapevolezza del nostro essere interiore. Per molti, questo
essere profondo si è addormentato, o non si è mai svegliato, "sonnecchia",
direbbe san Bernardo. Lo Spirito vuole e può svegliarlo in noi e renderci
manifesta la bellezza che deriva dall’essere immagine e somiglianza di Dio.
Amiche lettrici e cari lettori, l’ultimo numero del 2010 di
Consacrazione e Servizio che avete tra mano si apre con la consueta
rubrica: "Figlie della promessa", affidata al biblista Tiziano Lorenzin,
in sintonia con il tema annuale indicato dalla Presidenza Usmi. Le antiche
promesse fatte ad Abramo si stanno per realizzare. Il Messia atteso, il nuovo
Isacco, che lo hanno fatto ridere di gioia, nascerà da Maria sposata ad un uomo
discendente di Davide.
"Anno Sacerdotale" e "Orizzonti". Nella prima
rubrica Paola Bignardi intervista padre Ugo Sartorio, francescano conventuale,
acuto osservatore - attraverso la rivista mensile Il Messaggero di S.
Antonio - della realtà delle persone del nostro tempo. La seconda rubrica
arricchisce il numero con due contributi. Il primo, dovuto a me sottoscritta,
direttrice della rivista, indugia su un tema di particolare interesse e poco
preso in considerazione: la presenza costante della Vergine Maria nella vita del
card. Newman, beatificato il 19 settembre 2010 da Benedetto XVI. Il secondo
contributo di Ugo Sartorio presenta i rischi e le urgenze sulla questione
educativa attraverso l’analisi di sei espressioni.
Una parola particolare per il "Dossier". Sotto il
titolo simbolico: "Il giardino segreto", specificato nel sottotitolo: "Per
coltivare la vita interiore", sono raccolti cinque studi. Il primo intende
richiamare che per un’autentica vita cristiana è necessario incontrare Dio nel
segreto del cuore (Abbadessa Anna Maria Canopi). Il secondo mira a far emergere
le colonne su cui costruire la dimora della coscienza (Anna Bissi). Il terzo
indugia su un’attenta lettura del cuore e fa vedere cosa vi si nasconde(Aldo
Basso). Il quarto articolo intende dimostrare come sia possibile una rilettura
profonda dei significati del classico racconto biblico delle "dieci piaghe"
d’Egitto (Francesco Geremia). Il quinto articolo fa capire che la rassicurante
presenza di Dio in tutte le vicende aggrovigliate della vita è una presenza
amica, che accompagna, assiste, condivide i nostri passi.
Oltre alle consuete esplorazioni sui film (Teresa Braccio) e
le segnalazioni di libri (Rita Bonfrate), un accenno va alla rubrica: "Facce di
preti ", affidata alla teologa Cettina Militello, che rilegge in maniera critica
il saggio Preti del noto psichiatra Vittorino Andreoli.
A tutti e a ciascuno l’augurio di buona lettura.
Maria Marcellina Pedico
Serve di Maria Riparatrici
Via Monte Velino, 30 - 00141 ROMA
m.pedico@smr.it
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